Una vita come un romanzo: Patty Schnyder

25.08.2018

Me la ricordo benissimo Patty Schnyder, anche se giocò il suo ultimo Slam nel 2011. Mi piaceva da pazzi: mancina, con quella gran chioma ribelle, anarchica in un certo senso come il suo gioco, diverso da quello della massa e nelle giornate buone micidiale, ed un'aria sempre giovanissima, quasi sbarazzina, anche se, a poco più di trent'anni, aveva vissuto le vicende di una intera vita o forse due... e non era ancora finita. Perché Patty ha voluto aggiungerci qualche altro capitolo. E nell'anno del Signore 2018 è riuscita a riconquistarsi, foss'anche per un solo giorno, il diritto ad una copertina. Il maggiore exploit, alla vigilia dell'ultimo Slam stagionale, è il suo.

Patty Schnyder è una classe 1978: se non ha ancora quaranta anni, è perché li compie a dicembre. É la più vecchia giocatrice (si può dire di una signora?) che figuri nelle classifiche WTA. E si è appena qualificata per il main draw degli Us Open: un traguardo che ha qualcosa di sensazionale. E aggiunge una pagina nuova ad una storia che sembra un romanzo.

Talento molto precoce, a nemmeno vent'anni aveva già vinto cinque titoli ed era sulle soglie della Top Ten. La sua sembrava una carriera destinata a conquistare allori e mietere trionfi in serie. Ma quanto era micidiale in campo, con il suo gioco intelligente, razionale, pensato, tanto debole, incerta ed irrazionale si sarebbe rivelata fuori da esso. E le sue vicende bizzarre e tempestose vicende sentimentali avrebbero finito per guastarne la carriera, o quanto meno limitarla, dato che comunque i titoli e i traguardi ottenuti da Patty il 90% delle sue colleghe se li sogna.

Prima si affidò al famigerato "guru del succo d'arancia", un tipo veramente losco, che sosteneva i poteri terapuetici del semplice agrume, sorta di panacea del Terzo Millennio, e costrinse la ragazza, soggiogata dal suo fascino (!), ad una dieta a base di spremute, che ovviamente la fece deperire tantissimo, compromettendone la resa in campo, ma soprattutto la psiche. Seguì l'intervento della famiglia di lei, che cercò di sottrarla alla grinfie di quel millantatore affidandosi anche ad un investigatore privato... Ebbene, dalla padella nella brace: costui sì, la salvò dal guru, ma a sua volta la fece cadere ai suoi piedi. Patty finì per sposarlo e farsi coinvolgere in investimenti sballati, che le costarono gran parte del patrimonio, nonché la rottura con la famiglia d'origine, oltre a distruggere definitivamente la sua carriera.

Che pure con tutte queste vicende era stata brillante, pur con molti alti e bassi: a quel primo fenomenale anno da pro, seguirono momenti di grave difficoltà, che non le impedirono di collezionare, al termine della sua carriera, 11 titoli e una semifinale Slam (Australian Open 2014) in singolare, nonchè 5 titoli più 2 semifinali Slam in doppio,  un best ranking di numero 7, ottenuto proprio in seguito al grande risultato in Australia, e qualche picchiatrice del tour mandata ai pazzi, in alcune partite memorabili, come una certa Sharapova nella semifinale di Roma del 2005.

Ma la carriera della svizzera era finita, un po' languendo, nel 2011, dopo un Roland Garros, in cui era stata quasi spazzata via in un'oretta dalla allora promettente Sorana Cirstea.

Patty Schnyder esce così dalle luci della ribalta. E un pezzo alla volta, dopo aver toccato il fondo, con tanto di fuga rocambolesca per sfuggire ai creditori come accade a certi eroi sfortunati dei feuilleton ottocenteschi, ricostruisce la sua vita. Trova, forse, l'uomo giusto, mette al mondo una bimba e nel 2015, del tutto a sorpresa, ripiglia in mano la racchetta, annunciando di voler rientrare a giocare.

Oggi i casi di mamme che ci riprovano si stanno moltiplicando, ma fino a qualche anno fa erano mosche bianche. Per di più Patty aveva passato i trenta da un po'. Ma lei ha solo voglia di giocare ancora, per il gusto di farlo, per vedere se è ancora capace, perché una tipa tranquilla non lo è mai stata e a casa a far la calzetta non ci vuole stare, chissà mai.

Da quel dì sono passati tre anni. Patty ha vinto degli ITF, è rientrata in classifica ed attualmente non è nemmeno tanto lontana delle prime 100. Si è guadagnata persino una convocazione in Fed Cup qualche mese addietro, in una Svizzera falcidiata dagli infortuni delle sue top. Ha giocato, sonoramente perdendo contro Simona Halep, ma ha anche ritoccato un suo personale record, quella di giocatrice svizzera con più presenze in nazionale, persino più dall'altra compatriota dalla vita complicata, l'eterna Martina Hingis, che ha smesso l'altr'anno per la terza, ultima e forse definitiva volta.

E adesso, questo. Main draw Slam conquistato a suon di vittorie, con una bimba in braccio e quasi quarant'anni di vita alle spalle, che con le sue avventure valgono doppio. E ovviamente, per completare la storia con un altro capitolo non banale, pesca come avversaria di primo turno niente meno che Maria Sharapova: di nuovo di fronte, dopo quell'assolato pomeriggio romano di tanto tempo fa, che forse nessuna delle due ha scordato, nonostante i 13 anni e le mille vicende accadute nel frattempo ad entrambe.

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