Tutta Vera

Ecco dunque che Vera ha pensato bene di conquistarsi il suo piccolo posto al sole (dico piccolo, perché non molti se ne sono accorti, per ora) andando avanti nel torneo ed approdando, per il momento, al secondo turno. Ovviamente, tutto ciò attraverso una partita tutt'altro che banale: perché personaggi come lei hanno bisogno di un po' di "drama", per dirla all'americana - visto che il tutto si sta svolgendo a NY.
Ho visto solo un pezzetto del suo match di primo turno, contro la connazionale Anna Blinkova, di tredici primavere più giovane. Campetto laterale, come è giusto che sia, considerato il suo attuale ranking di numero 133. Avesse pescato un'avversaria più blasonata, sarebbe toccato anche lei un palcoscenico paragonabile a quello della Schnyder: ma la Svizzera ha trovato sulla sua strada la Sharapova e allora, si sa, noblesse oblige. Questo privilegio era peraltro toccato a Vera in quel di Wimbledon, contro la futura regina Kerber, mentre stavolta la Russa avrà preferito così, perché ha trovato una rivale alla sua portata. E l'ha battuta. Pur rischiando moltissimo di rovinare sul filo la bella storia che stava scrivendo. Un primo set dominato per 6-2, un secondo combattuto assai e culminato nel tie-break, fino al match point... e qui, in perfetto stile Zvonareva, la palla per chiudere che si infrange sul nastro e uno strillaccio che definire "di disappunto" è essere molto diplomatici.
Mi ha ricordato, quel match point fallito, certe sue sciolte clamorose del passato, tutte quelle volte che era sembrata "sul punto di" e invece no, e la rabbia feroce che si dipingeva sul suo volto portandola talora sull'orlo - o anche oltre l'orlo - delle lacrime, che con quegli occhi chiarissimi e l'espressione perennemente imbronciata non si capiva mai se fosse solo la sua faccia normale o davvero fosse sul punto di scoppiare a piangere.
Perché Vera è stata una giocatrice così, autrice di grandissime cose ma spesso anche incapace di portarle davvero fino in fondo, forse troppo emotiva, sicuramente molto istintiva e poco razionale in campo. Una vera, appunto, di nome e di fatto, o almeno così pareva. Per ricordare i suoi successi, che furono contemporaneamente i suoi limiti, basta citare due dati: é stata Numero Due del mondo. E ha giocato due finali Slam. I traguardi più grandi, dunque, sempre e solo sfiorati. (Per quanto, a suo discarico, vadano citate le avversarie, non proprio sprovvedute: Serena Williams e Kim Cljisters). Era il 2010, anno magico per la Zvonareva.
Ma da allora è passata tanta acqua sotto i ponti. L'aver smesso con il tennis, l'aver scelto il matrimonio e la maternità e poi esser tornata, forse le hanno dato quel qualcosa in più che un tempo le era mancato. Certo, il fisico non risponde più come un tempo: i kili sono aumentati, i riflessi sono rallentati ed i colpi sono un po' meno penetranti, le avversarie più forti poi sono lontane anni luce. Ma con una giovane ancora acerba, Vera ha tirato fuori le risorse dell'esperienza maturata sul campo e fuori di esso. E ha strappato un 7-5 finale che le vale il secondo turno degli US Open.Non le accadeva di frequentare piani così alti dall'Australian Open del 2015, anno in cui di fatto appese la racchetta al chiodo, anche se l'annuncio ufficiale arrivò oltre dodici mesi più tardi. Da laggiù, dall'Australia, era ripartita ad inizio stagione la sua carriera Slam: aveva tentato le qualificazioni, ma solo a Wimbledon sarebbe riuscita a superarle. Ed ora non solo si è ripetuta, ma persino migliorata. D'altra parte non poteva che andar bene nei due Slam che l'avevano vista, a suo tempo, disputare le finali. Anche se in realtà un po' di gloria, Vera l'ha conquistata su quasi tutti i palcoscenici più importanti, eccetto forse l'indigesto Roland Garros. Tra doppi e doppi misti, 4 titoli Slam per lei, tra il 2004 e il 2012.
Quattro anni di seguito chiusi in Top Ten, dal 2008 al 2011, 12 titoli in bacheca, tra cui il prestigioso Indian Wells, e poi un addio piuttosto in sordina, frutto anche di un anno (il 2013) completamente perso per un infortunio alla spalla; in mezzo, una laurea ed una risalita in classifica assai difficile. Vera scompare così dal tennis giocato, dandosi alla carriera di commentatrice per Eurosport e alla famiglia.
Ma ad inizio 2017, eccola che - a sorpresa - annuncia il rientro. E nel giro di pochi mesi, vince un ITF, si conquista qualche wild card in eventi di un certo rilievo, ricostruisce una classifica. Ed arriviamo al 2018: parte della storia è già passata su queste colonne, in cui tra l'altro si prevedeva un racconto tutto dedicato a lei (vedi "Bentornata, Timea" dello scorso febbraio, https://cms.storieditennis.webnode.it/l/bentornata-timea/ ), ma la parte più bella la stiamo forse vedendo ora. Ed è una storia... tutta Vera.