Il Sorriso di Petra
Non avevo mai visto la mano di Petra Kvitova sfigurata dalle coltellate della terribile aggressione subita in casa sua lo scorso dicembre. Qualche giorno fa le ho viste per caso, quelle dita sfregiate, il rosso scuro della carne viva, le macchie di sangue... Non avrei mai voluto vederle. E probabilmente non le dimenticherò più.
Come Petra non dimenticherà mai quel che le è capitato, e dovrà farci i conti, per tutta la sua vita.
Ma Petra è andata avanti. E' tornata ad allenarsi, e a giocare. Chiunque abbia ascoltato la sua storia, non poteva che augurarglielo. Tutti tifano per Petra, oggi. Io non ho iniziato oggi: mi è sempre piaciuta, lei, una campionessa di razza, eppure ragazza dolcissima, almeno a vederla da qui. Eppure mi ha fatto imbestialire tante volte, con la sua indolenza, lo scendere in campo, talvolta, impreparata, svagata, distratta, con qualche kilo di troppo...
Da quando ho vista la sua mano straziata, però, ho desiderato più di ogni altra cosa che potesse usarla per sollevare la coppa, sabato notte, sull'Arthur Ashe di Flushing Meadows. Perchè le era capitato qualcosa di troppo grosso, di troppo cattivo, di troppo stupido per non meritarsi un risarcimento dalla sorte. Un infortunio in allenamento o in partita si mette in conto, ma rischiare di perdere tutto così... doveva avere un senso. Il senso di scendere all'inferno e risalirne, "a riveder le stelle": quella era l'unica spiegazione.
Petra però non l'ha vinto, il torneo. se l'è visto sfilare dalle mani da un'altra ragazza che di vicende complicate ne ha vissute parecchie, Venus Williams - 37 anni e non sentirli! -, che le ha sbarrato l'accesso alle semifinali.
Eppure Petra sorride, sorride ancora, sorride sempre. Sorride da quando ha rimesso i piedi in campo, a Parigi, lo scorso maggio. Sorride nel momento in cui vince la prima partita e sorride anche quando perde, alla seconda. Sorride quando solleva di nuovo un trofeo - è capitato ed Eastbourne, poche settimane fa - e sorride quando esce a Wimbledon, il torneo che l'ha consacrata grande. Sorride quando estromette dallo US Open la numero 1 in pectore Muguruza e sorride ancora oggi, che il torneo deve lasciarlo lei.
Sorride
perchè pensava di aver perso tutto e invece c'è ancora, c'è di nuovo, a
fare quello che ama di più, che è la sua vita. Sorride perchè ha avuto
una seconda chance, e non a tutti è consentito averla. Sorride perchè
forse finire nel tunnel l'ha spronata a non buttar via il suo talento, a
ritrovare stimoli e motivazioni per allenarsi di più, meglio, con
maggiore costanza di quanto non facesse prima.
Ha ragione di sorridere, Petra. E fa stare bene anche noi, ci allarga il cuore, con quello sorriso: la sua vittoria più bella.
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