Questione di geni?

Nelle ultime quarantott'ore mi sono capitati tre "incontri tennistici" dello stesso tipo: incroci di fratelli e sorelle che praticano la stessa attività. Mi è caduto l'occhio sul tabellone dell'ATP 250 di Shenzhen e ho notato la possibilità di una semifinale Zverev-Zverev (poi sfumata per la sconfitta di Mischa); ho visto giocare a breve distanza di tempo - e perdere, tra l'altro - Plyskova e Plyskova; mi sono imbattuta in un breve video di un Thiem sulla terra rossa, che a prima vista (era ripreso da un po' di distanza) mi è parso quello che tutti conosciamo, salvo poi scoprire che si trattava del fratello minore. (Scambio di persona giustificabile: non solo stesso outfit, ma - almeno così, a pelle - stesso servizio e stesso rovescio!)
Mi è parso un segno del destino: qualcosa mi dice che bisogna raccontare storie di gente che ha il medesimo DNA! (almeno in parte...) E dunque mi partirò da costoro che la sorte mi ha messo sotto gli occhi in questi giorni, per provare a riflettere un po' su quale peso possono avere i geni, l'ambiente e chissà cos'altro.
Perchè è evidente che nascere nella stessa famiglia non vuol dire necessariamente avere lo stesso talento; anzi, nel 99% dei casi direi che ne nasce uno "buono" e basta. Anche se la casistica è piuttosto varia: nella stirpe Djokovic, il maggiore si è succhiato tutto il talento, lasciando le briciole al fratello, che pure ha tentato la strada del professionismo, ma senza successo; a casa Murray, le doti non sono state equamente distribuite ma il maggiore, Jamie, ha quanto meno trovato una sua dimensione nel doppio, al punto da diventare numero 1 al mondo più o meno nello stesso momento in cui Andy lo diventava in singolare; tra le Williams, Serena ha vinto certamente di più, ma nessuno nega che anche Venus sia stata una grandissima... però le altre tre sorelle, zero: hanno scelto altre strade.
E a proposito di tre, mi vengono in mente anche casi di triplette tennistiche: le bulgare Katerina, Manuela e Magdalena Maleeva qualche anno fa raggiunsero tutte e tre titoli WTA e classifiche di tutto rispetto, e adesso si affacciano alla ribalta i fratelli svedesi Ymer, Elias, Mikael e il piccolino Rafael, che vuol diventare tennista pure lui.
Ma di questi ultimi si può solo dire: "Se son rose, fioriranno". E pure lo si può dire dell'ancor giovane Moritz Thiem, che - pur sembrando a prima vista un clone del suo più titolato fratello - deve fare moltissima strada per seguirne le orme.
E dunque, oggi, non si può che soffermarsi sulle Plyskova e sugli Zverev. Storie molto diverse, invero, ma non del tutto. Mischa e Sascha hanno una certa aria di famiglia: se li vedi insieme, inutuisci subito i geni in comune. Anche se poi, in tutta una serie di particolari, non si somigliano per niente: uno è molto più alto e longilineo, l'altro più compatto; uno biondo, l'altro decisamente più scuro; ma soprattutto in campo sono agli antipodi: uno è un martello da fondocampo, ma la rete gli fa venire l'orticaria; l'altro da fondo non regge due scambi, ma al volo ci sa fare, eccome (si esagera un po', ma ci siamo capiti!); infine uno è destro, l'altro mancino.
Curiosamente, anche Karolina e Kristyna Pliskova sono una destra e l'altra mancina; altrettanto curiosamente, in entrambe le famiglie è il/la destrorso/a ad aver fatto più strada, sfatando la statistica secondo cui chi gioca con la sinistra sarebbe favorito. Ma le due ragazze ceche, per il resto, sono pressochè identiche, amore per i tatuaggi vistosi compreso. Eppure una è stata, seppur per poco, numero uno al mondo ed è comunque una top ten consolidata, con una serie di risultati di prestigio alle spalle, tra cui una finale Slam; l'altra ha un best ranking di numero 52 ed un solo titolo WTA in saccoccia.
Peraltro i risultati migliori di Kristyna sono arrivati proprio negli ultimi dodici mesi, mentre la sua gemella spiccava il volo verso la vetta: come se, dopo aver vissuto anni all'ombra della sorella, i successi di quest'ultima l'avessero indotta ad uscire finalmente dal guscio e a dar prova del suo valore. In questo momento non è forse un caso che tutt'e due stiano mostrando un po' la corda: a livelli per il momento ancora molto diversi, le lega però un fil rouge che forse un giorno potrà portare anche Plyskova 2 un po' più in alto di quanto visto finora.
Diverso dicevamo, ma fino ad un certo punto, è il caso di Mischa Zverev, rispetto alle sorti di suo fratello. Perchè tra i due ci sono dieci anni di differenza e, quando il grande si affacciava al professionismo, il piccolo andava ancora alle elementari. E' evidente che le loro parabole non possono sovrapporsi, a partire dal fatto che Mischa sia nato a Mosca, quando ancora esisteva l'Unione Sovietica, e Sascha sia vissuto sempre ad Amburgo. Il maggiore degli Zverev, però, aveva cominciato la sua carriera sotto i migliori auspici: nelle categorie junior si contendeva i titoli con coetanei quali Djokovic e Murray (i due fratelli forti, ovviamente) ed era capace di arrivare al numero 3 mondiale. Il prosieguo della sua carriera non è stato all'altezza delle premesse: ad un certo punto, di lui si erano perse quasi completamente le tracce. Finchè non è salito alla ribalta Alexander, il predestinato. Il quale ha bruciato le tappe, ha iniziato a scalare rapidissimo le classifiche e a concentrare tutti gli sguardi su di sè.
Ebbene, si può dire che l'esplosione del fratello minore abbia in un certo senso salvato la carriera del più grande: Mischa sicuramente non raggiungerà mai i traguardi del più piccolo, tuttavia, se è riuscito a salire al numero 25 al mondo e a conquistarsi per ora delle finali e forse un giorno anche un titolo, deve di certo ringraziare il pungolo che la concorrenza in famiglia ha rappresentato e forse gli ultimi anni di carriera per lui saranno proprio i migliori, in virtù di questa sana e stimolante rivalità.
Dunque, questi esempi ci mostrano come nascere in una certa famiglia non sia garanzia di successo, però - se presa nel verso giusto - la presenza accanto di qualcuno che ha percorso o sta percorrendo la tua stessa strada un po' può aiutare.
Personalmente auguro ogni possibile successo ai "fratelli di", perchè penso che la loro posizione sia davvero piuttosto scomoda e sia giusto per loro e meritevole di un premio il fatto di provare a ritagliarsi comunque il proprio posto al sole, uscendo dal cono d'ombra di un parente "importante".