Quando lo sci è crudele

23.02.2019

La quintessenza dello sport è l'alternanza di gioie e dolori, vittorie e sconfitte, successi e insuccessi, progressi e regressi. Vincere e perdere fa parte del gioco. Eppure fa particolarmente male incorrere in una caduta imprevista, proprio quando si è toccata la vetta e, "nessun maggior dolor che ricordarsi del tempo felice nella miseria" aggiungerebbe il Poeta.

Ebbene, lo sci sembra particolarmente prodigo di storie del genere: un giorno sul podio, il successivo in ospedale, con un crociato rotto, un menisco saltato, un trauma cranico, un osso incrinato e via così. La stagione è breve ma logorante e quasi senza pause; il rischio è alto, spesso si viaggia al limite ed è un attimo superarlo... Certo, quasi sempre un infortunio è frutto di un errore tecnico, ma si ha la sensazione che il prezzo sia troppe volte più alto rispetto alla gravità dell'errore stesso. Un giorno prendere quel rischio ti porta sul podio, il giorno dopo lo stesso rischio può farti perdere la stagione o comprometterti la carriera.

Chi ha come me qualche anno sulle spalle ricorderà ancora l'urlo straziante di Deborah Compagnoni nel gigante olimpico di Albertville, quello che le costò il suo primo gravissimo problema al ginocchio. Ebbene: era passata appena una manciata di ore dal suo trionfo olimpico in SuperG. Oppure, per venire ad una storia più recente, Mondiali di Sankt Moritz 2017: Lara Gut è l'attesissima eroina locale, esordisce in SuperG ed arriva "solo" terza, masticando un po' amaro e nascondendo a stento la delusione... E non immagina che di lì a pochissimo, nel riscaldamento di slalom pre combinata, anche il suo ginocchio farà crack. Fine dei Mondiali, fine della stagione ed una risalita lunga, faticosa e non ancora terminata, che fa volgere indietro lo sguardo e pensare che quel bronzo in SG non era poi così male, anzi era bello, bellissimo... e chissà se ce ne saranno mai altri, di giorni come quello.

Di episodi del genere se ne potrebbero citare a decine e non dovrebbero meravigliare più di tanto. Eppure ogni volta che se ne sente uno fa male; e quello occorso ieri a Marco Schwarz mi ha colpito come uno sberlone in piena faccia.

Ricapitoliamo brevemente l'accaduto: alla vigilia del SuperG della seconda combinata di stagione, sulla carta due candidati appaiono i più accreditati a competere per la coppetta di specialità: Pinturault, che si è appena laureato Campione del Mondo, ed ha un terzo posto al suo attivo in Coppa, e appunto Schwarz, leader della classifica in virtù del suo successo a Wengen e bronzo mondiale. I due atleti paiono entrambi in grandissima condizione: sono usciti dai Mondiali rispettivamente con due e tre medaglie al collo (più un 4' posto per l'uno e un 5' per l'altro). La combinata da Bansko non ha moltissimi motivi di interesse se non stabilire chi tra i due debba esser considerato il Numero 1 della specialità in stagione. Ebbene, quasi al termine della manche di SuperG c'è un saltino - niente di che, però ha dato problemi, tanto da essere limato a gara iniziata: Marco ne atterra un po' pesante, si siede sulle code e si rimette in carreggiata su con una 'tirata' violenta. Conclude la prova - sarà decimo, al traguardo - ma subito si tocca il ginocchio. La preoccupazione è immediata, anche se si spera possa essersi trattato di un problema muscolare; comunque il ragazzo rinuncia alla manche di slalom e ai sogni di coppa e torna immediatamente in Austria. In serata arriva il responso, ed è di quelli che nessuno sciatore vorrebbe mai sentirsi snocciolare: rottura del legamento crociato anteriore del ginocchio sinistro, con interessamento del menisco eccetera eccetera. Inutile ripetere, stagione finita e calvario iniziato. Fa tutto parte del gioco.

Eppure, come dicevo, questo infortunio mi colpisce particolarmente, e proverò a spiegare perché. Innanzi tutto, arriva in un momento 'stupido' della stagione, quasi agli sgoccioli, subito dopo l'impegno clou dell'annata, quando già si inizia vagamente a far progetti per fine stagione, e in una gara anch'essa un po' 'stupida', la combinata che si prevede prossima all'estinzione (visto che, così com'è ora,  ha sempre meno senso). In secondo luogo l'infortunio stesso quasi non è stato percepito come tale, perché Marco non è caduto, anzi ha concluso persino la gara come nulla fosse, piazzandosi pure bene in classifica. Non solo: questo guaio è arrivato in un momento di condizione magnifica, in cui tutto sembrava filare perfettamente, dopo un paio di annate molto difficili. Perché Marco Schwarz ha solo 23 anni, ma ha già vissuto vicende complicate: protagonista ai mondiali junior tra 2014 e 2015 con un filotto di medaglie in tutto lo spettro delle specialità dalla discesa allo slalom, entra in Coppa del Mondo già con la vaga aura del predestinato e gli occhi addosso di mezza Austria, quella che - in piena era Hirscher - già è in cerca dell'"Erede". Nel 2015 "Blacki", come lo chiamano in squadra, ottiene il suo primo podio a Campiglio e le attenzioni si moltiplicano immediatamente. Ma forse è troppo presto: quel bel risultato non è seguito da molti altri all'altezza ed anzi sono più le gare buttate via di quelle portate a termine con efficacia. Fino a quest'anno: l'inizio è ancora un po' incerto, ma gara dopo gara la fiducia cresce, i risultati migliorano. Prima è solo un pezzo di manche, poi una intera (di solito la seconda, partendo da dietro), ed ecco che tornare sul podio torna di nuovo possibile, anzi reale. Succede, non a caso, ancora a Campiglio. E poi, la vittoria: a Oslo, il 1' gennaio. Certo sì, non nella disciplina più prestigiosa, ma il parallelo è a tutti gli effetti una gara frequentata dai migliori e porta cento punti come le altre. Ancora qualche giorno e ne arriva un'altra, di vittoria, quella già citata nella combinata di Wengen, frutto di una discesa solidissima e una manche di slalom finalmente all'altezza. Nel mezzo, due volte miglior tempo nella I manche di slalom (e II buttata alle ortiche) e un 7' posto in gigante partendo praticamente da ultimo con il 67... Ecco, tutti questi numeri sanciscono il profilo di un atleta che sta spiccando il volo, che sta trovando solidità, che si cimenta con successo un po' in tutto l'arco delle discipline e può cominciare a sognare in grande. 

Il Mondiale svedese lo conferma, con tre medaglie assortite tra Kombi, parallelo a squadre e slalom... E poi, bam: Bansko. Game over. 

Fa male, ecco.

Da oggi comincia una gara nuova. Auguri. Gute Besserung, Marco Schwarz.

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