Quando il doppio fa bene

05.02.2018

Come si sa, sono pochissimi i top players che si dedicano seriamente al doppio, in particolare nel settore maschile. Tra le ragazze, il quadro è un po' diverso: minore specializzazione, minore concorrenza, partite al meglio dei tre set e dunque più brevi, sono tra i fattori che causano questa differenza evidente tra i circuiti ATP e WTA, tale da consentire alle giocatrici, non proprio spesso ma quanto meno non di rado, di sostenere più che onorevoli carriere in entrambe le specialità. Certo, negli ultimissimi tempi non si sono viste vincitrici Slam contemporaneamente nel doppio e nel singolare, ma casi di tenniste ai vertici nell'uno e nell'altro campo si possono elencare con una certa facilità.

Eppure capita spesso anche di sentire che una certa campionessa, o aspirante tale, decida di lasciar da parte il doppio per "concentrarsi sulla carriera da singolarista", salvo magari  ritornare sui propri passi dopo qualche tempo. Perchè lasciar da parte il doppio non è in effetti garanzia di successo. Anzi, a volte questa specialità offre una sorta di coperta di Linus a chi magari non attraversa un periodo particolarmente brillante. Il doppio infatti ha questo di buono: si vince in due e si perde in due. Non si è davvero mai soli. E, quando qualcosa va storto, offre una possibilità in più di aggrapparsi ad un salvagente.

Chiedere conferme al duo Babos-Mladenovic. Dei rovesci della transalpina tutti gli appassionati sono abbastanza a conoscenza: le 15 sconfitte di fila tra estate 2017 ed inizio 2018, seguite ad una prima metà d'anno di notevolissimo livello, sembravano davvero la materializzazione del peggio incubo di ogni sportivo e non offrivano appigli di sorta per prospettare un riscatto, un'inversione di tendenza. Poi il trionfo a Melbourne e la stagione di Kristina prende forse un'altra piega: tre vittorie una dietro l'altra e finale raggiunta a San Pietroburgo, per scacciare un fantasma divenuto davvero troppo inquietante. Ovvio, la aspettiamo ad altre prove, perchè una rondine non fa primavera. Però è un fatto: Kiki è tornata a vincer partite in singolare nel momento in cui ha potuto sollevare di nuovo un trofeo (e che trofeo!) in doppio.

E la magia di Melbourne è continuata anche per la sua compagna Timea Babos. La cui vicenda di riscatto tramite il doppio ha radici ancor più lontane. Già, perchè mentre la prima parte di 2017 era stata quasi trionfale per Kiki, altrettanto non si può dire per l'ungherese: la sua striscia di sconfitte ai primissimi turni non era stata così clamorosa come quella della francese, tuttavia i rovesci erano stati piuttosto frequenti e clamorosi, a parte il successo casalingo a Budapest. Dalla posizione n. 26 con la quale aveva chiuso l'annata precedente era iniziata per lei una progressiva discesa che l'avrebbe portata giù giù, ben oltre le prime cinquanta... In doppio andava un po' meglio, ma senza veri e propri acuti. Poi a metà stagione, Timea avvia una partnership con la navigata doppista ceka Andrea Hlavackova. E lì qualcosa cambia: in poche settimane entrano in bacheca tre titoli e nelle ultime due occasioni, a settembre, in quel di Quebec City prima e di Tashkent subito dopo: perse entrambe, erano state comunque ben più di quanto racimolato da diversi mesi.

Il sodalizio con la ceka porta Timea ad un grande risultato: la vittoria alle WTA FInals. Si potrebbe pensare che la coppia sia ormai indissolubile, visti i risultati così brillanti. Invece a Singapore l'ungherese reincontra la sua amica francese, con cui aveva raggiunto traguardi importanti, come il titolo a Roma e soprattutto quella finale di Wimbledon che noi italiani ricordiamo bene, avendo regalato il career Grand Slam alle nostrane Errani e Vinci, e le due decidono di riallacciare il loro duo. Primo tentativo gli Australian Open. Ed è subito successo.

Rinfrancata, Kiki vola subito a San Pietroburgo e fa il percorso che abbiamo appena ricordato. Il giorno successivo, TImea ne segue le orme, ma in direzione Taipei. Subito dopo un grande traguardo, spesso l'adrenalina scema, la stanchezza prevale e l'insuccesso è dietro l'angolo: per la Babos invece avviene tutto il contrario. Sorvola il torneo con un certo agio, favorita certo anche da una concorrenza non aggueritissima, ma comunque fa il suo: e può sollevare di nuovo una coppa. Da singolarista. Ma ottenuta (anche) grazie alla spinta e alla fiducia regalatale dal doppio.

Che qualche volta toglie, è vero. Ma in altri dà, e tanto. E per qualcuna può diventare la strada per ritrovare se stessa. E la via verso la vittoria.

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