Provaci ancora Andy
Volevo andare a dormire un po' prima ieri sera... Quando ho visto il punteggio di Murray-Verdasco e mi son detta: "Sembra in dirittura. Vediamola finire." In quel momento, Nando stava avanti di un 15 o due nel game che gli sarebbe poi valso il break decisivo nel quarto e ultimo set. In teoria poteva mancare davvero una manciata di minuti. Non fosse stato che in campo c'erano proprio loro due: quello che, per una certa cronica incapacità di chiudere i match importanti, talora anche dopo averli dominati, si è guadagnato, quanto meno in Italia, il poco lusinghiero - e peraltro eccessivamente irridente - soprannome di "Perdasco", e quello che invece sembra sempre morto fin dal primo quindici, con l'andatura perennemente ciondolante ed il costante monologo da frustrazione, ma in realtà va (quasi) letteralmente ammazzato prima di cedere la partita. E così quei due mi hanno costretto ad ore più piccole del previsto.
Non so quanto sia durato in effetti l'ultimo game, perché alla fin fine é poi quello che ha allungato vieppiù una vicenda dall'epilogo già scritto, ma so che mi fa piacere averlo visto, per quanto mi sia costato qualche minuto di sonno, perché mi ha mostrato un Andy Murray ancora non domo, ancora desideroso di sputare l'anima in campo prima di arrendersi, ancora convinto di poter competere ad alto livello.
Intendiamoci, la partita era persa, e il suo cervello probabilmente lo sapeva benissimo. Ma sapeva anche che chi lotta, può perdere, ma chi non lotta, ha già perso in partenza, come recita un assunto di solito attribuito a Che Guevara e che non tutti gli sportivi, purtroppo, onorano come converrebbe al loro ruolo. Ma Andy é sportivo vero e, in quanto campione, orgoglioso, e più incline ad affidarsi all'ottimismo della volontà che al pessimismo della ragione, o forse solo in questo caso desideroso di prolungare il più possibile la propria permanenza in uno Slam, ambiente che non frequentava da un anno, lui che pure quello Slam lo ha anche vinto.
Sicché Andy ci ha messo il cuore in quel game che poteva essere - ed in effetti è stato - l'ultimo, ci ha messo la rabbia e la voglia, e ha corso come forse non aveva fatto in tutto lo svolgersi precedente del match, recuperando anche l'irrecuperabile prima di arrendersi. 5 palle break conquistate e 3 match point annullati non sono solo freddi numeri, ma cifre che danno l'idea della lotta che c'è stata.
Sir Andy Murray ha perso, ieri, e forse ha perso anche per sempre, ma non ieri, la possibilità di tornare ad essere quel che é stato: magari non "fab" four, se per fab intendiamo quel livello stratosferico dei vincitori seriali di Slam, ma grande certamente. Eppure la sensazione é che Andy non si arrenderà tanto facilmente agli anni, agli infortuni, ai richiami di una vita più comoda che pure si é ampiamente guadagnato. Come abbia lavorato tantissimo per rafforzare il suo fisico durante lo stop forzato é sotto gli occhi di tutti. Come il suo ritorno stia avvenendo con la massima gradualità e prudenza per non rischiare di compromettere tutto é altrettanto palese. E come ad ogni match intenda vender cara la pelle non lo attesta solo questa manciata di punti di New York che ho appena raccontato. No, Andy non lascerà nulla di intentato: chi ha vissuto tutti quegli anni all'ombra dei cannibali, sognando e alla fine ottenendo "un premio che era follia sperar", può ancora dire la sua. E provarci fino in fondo.