Lucky Loser, Lucky Winner

25.08.2018

Nel mondo del tennis, c'è chi si conquista le copertine vincendo 20 Slam, chi realizzando il Career Grand Slam, chi alzando per 11 volte la Coppa dei Moschettieri, e via così... Poi c'è una pletora di tennisti e tenniste che le copertine non le conquisteranno mai. E poi, c'è Peter Polansky.

E chi sarà mai costui? Be', è un tipo che non ha trovato altro modo per far parlare di sé, se non quello di aggiudicarsi la patente di "perdente più fortunato" del mondo. Come è successo? Diciamo che non tutto è "merito" suo, anche se il vago sospetto che 'sta volta l'abbia quasi fatto apposta a perdere nell'ultimo turno di qualificazioni non me lo leva nessuno.


Ma andiamo per ordine. Polansky è un tennista canadese non certo di primissimo pelo, che ha più o meno stazionato per tutta la sua carriera professionistica tra il numero 100 e il numero 200 al mondo (BR 110): ossia quella classifica che dà accesso alle qualificazioni Slam e per il resto permette di solito di frequentare il circuito Challenger. In quanto tale, il buon Peter ha disputato parecchie volte le qualificazioni per l'accesso ai Major, non sempre con successo. E così è stato per tutto il suo 2018. Anno in cui, però, ha avuto la ventura di perdere sempre all'ultimo turno. Sicché, forte della sua classifica, è sempre riuscito ad entrare nel mazzolino dei papabili al ripescaggio in caso di forfait degli aventi diritto.

Ora, vuoi per una serie di combinazioni casuali, vuoi per via di un regolamento nuovo che ripartisce a metà il premio del primo turno per gli eventuali ritirati e i rispettivi ripescati (mentre in precedenza si beccavano tutto i primi, invogliati così a giocare anche solo pochi games per intascare il cospicuo assegno), questo è stato l'anno dei LL negli Slam. A Parigi furono così tanti che, per dire, l'egiziano Sawfat seppe alle 9 del mattino che alle 11 del giorno stesso sarebbe dovuto scendere in campo per il suo incontro di primo turno e, quanto al richiamo di Trungelliti che era già partito dalla Ville Lumière e girò la macchina per tornarvi da Barcellona, la storia è abbastanza nota da non doverla riassumere se non per sommi capi.

In tutto ciò, ecco che spicca la vicenda bizzarra del prode Polansky. Che ha Melbourne perse, ma fu ripescato; a Parigi perse, ma fu ripescato; a Wimbledon perse, ma fu ripescato; a New York ha perso e... come poteva finire??? 4 volte di seguito è un record mai sfiorato da alcuno, se - come pare - nessuno ha subito questa sorte per due volte nella stessa annata. Se non è fortuna questa!

Certo, qualcuno potrebbe obiettare che c'è di peggio - o meglio, a seconda dei punti di vista. Questa settimana ce ne ha offerto un esempio il circuito Wta, nella persona di Carla Suarez Navarro. Che stasera giocherà una finale, a distanza di due anni dell'ultima, e per di più in un Premier, quindi un torneo di un certo peso, essendoci arrivata con UNA vittoria e TRE ritiri / forfait delle avversarie: Konta prima ancora di scendere in campo, Kvitova dopo un set, Puig dopo mezzo. E stasera Sabalenka farà bene a giocare con la maglia di lana per evitare il colpo della strega, o qualcosa di simile. Lucky Loser Polansky, Lucky Winner, la buona Carlita.

La fortuna, si sa, è capricciosa e dispensa vittorie e sconfitte, a volta, al di là dei meriti, anche se poi risulta determinante magari per un giorno o per una settimana, ma di sicuro non permette di costruircisi su una carriera.

E comunque, per tornare a Polansky, diciamo, a sua parziale attenuante, che, come già accennato, qualche merito ce lo ha pure avuto, perché all'ultimo turno di quali si è sempre issato con le sue forze e il ripescaggio gli è stato consentito anche dalla sua buona classifica, che comunque si è conquistato sul campo. Per di più, la fortuna lo ha spesso aiutato ad entrare in tabellone, ma poi non lo ha più sorretto, una volta avuto accesso ad esso: nei primi turni collezionati finora, ha raccolto appena un set. E qui a New York l'urna gli ha riservato un accoppiamento con Sascha Zverev, che difficilmente gli consentirà di migliorare il suo poco invidiabile score. Però magari gli darà l'emozione di poter giocare sul Centrale o un altro grande campo dello Slam, cosa che non capita tutti i giorni e a lui men che meno.

E dunque a modo suo, un pezzettino piccolo piccolo di storia lo ha fatto; forse non lo si ricorderà a lungo per questo, ma il suo quarto d'ora di celebrità se l'è ritagliato, e in un modo un po' meno stupido di tanti tanti e tanti altri che finiscono in tv senza arte né parte.

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