"La Patente" di Pablo

Alla fine ce l'ha fatta: Pablo Carreno Busta giocherà le ATP FInals. Dimostrando che la patente di jettatore che si è procurato nelle ultime settimane gufando selvaggiamente - e con successo! - tutti quelli che potevano soffiargli l'ultima poltrona per Londra era ben meritata.
Forse era scritto nelle stelle, e probabilmente, alla fin dei conti se l'è meritata, come cercherò di chiarire più avanti. Però nel leggere tutti i risultati che via via si allineavano, nelle ultime settimane di corsa al "Master", mi continuava a tornare alla mente la famosa novella pirandelliana, dal titolo appunto "La patente": quella che narra di un tipo che, ritenuto da tutti uno jettatore, si mette in testa di farsi dare un riconoscimento ufficiale di quel titolo, in modo da poterlo far fruttare mettendo paura alla gente, che l'avrebbe pagato pur di tenerselo lontano dai piedi.
Ecco, il buon Carreno è sembrato proprio uno così: e alla fine la sua aura negativa ha colpito pure Nadal, gli ha fracassato il ginocchio, e addio sogni di gloria per il maiorchino. Entra Pablo, il numero nove della Race (dieci se si conta anche Wawrinka, fuori ormai da quel dì, tanto da allontanare i sospetti sui riti voodoo dello spagnolo!), la riserva, quello che nessuno voleva, povero! A parte i suoi compagni di girone, che certamente non piangono calde lacrime per aver perduto la concorrenza del Numero Uno al mondo.
La settimana di Bercy era stata una graticola per lui, aggrappato all'ultimo posto per una manciata di punti, minacciato da un'orda di aspiranti alla sua cadreghina, traballante per il suo precario stato di forma, che lo ha costretto a remare dall'US Open in poi. Ma ogni qual volta si avanzava un nome, designandolo a pretendente, subito la "malasuerte" lo falciava via. Alla vigilia del Mille parigino, i più accreditati parevano Del Potro e Tsonga, entrambi reduci da un torneo vinto ed uno sfiorato. Una volta pubblicati i tabelloni, si erano fatti i nomi di Querrey ed Anderson. Qualcuno azzardava Pouille, che sembrava lontano, ma lanciato dalla vittoria a Vienna. E uno dopo l'altro, nel giro di 48 ore o poco più, le speranze di tutti costoro venivano spente dalla maledizione di Pablito. Sbuca poi fuori Isner, si punta su di lui... Niente, si fa sopraffare dalla tensione dello storico obiettivo a portata, o dalle macumbe dello spagnolo, e soccombe niente meno che a Filip Krajinovic... bravo sì, ma insomma decisamente una sorpresa, diciamolo.
Dunque, sembra fatta, nonostante tutto, per Carreno. Il quale però evidentemente si è lasciato sfuggire che anche Jack Sock ha l'opportunità di soffiargli il posto. La distrazione è fatale: la gufata arriva troppo tardi. L'americano vince il titolo, lo soprassa all'ultima curva e lo costringe alla panchina.
A meno che... Nadal è infortunato da settimane e le sue condizioni sono un mistero. La sua partecipazione è in forse fino all'ultimo. Va a Londra, dichiarando che deciderà sul posto. E alla fine opta per il sì. Ma la partita di ieri svela il suo bluff: sconfitta e ritiro. Si aprono le porte per il connazionale. Che forse un po' se l'aspettava. E sapeva qualcsa che noi altri non sapremo mai...Chissà quali filtri magici gli ha propinato a sua insaputa!
Be', un po' si scherza, è ovvio, ma è la vicenda così rocambolesca ad indurre al sorriso. Però va detto che Pablo non è proprio l'ultimo arrivato, uno che passa di lì per caso. Nell'ultimo anno e mezzo circa la sua classifica ha conosciuto un costante miglioramento, frutto di una certa crescita di gioco, di fiducia, di risultati. L'anno scorso sono arrivati i primi due titoli ATP a Winston Salem e a San Pietroburgo, poi quest'anno a febbraio la prima finale in un 500 sulla terra di Rio, a dimostrazione tra l'altro di una buona adattabilità a tutte le superfici. E poi, ancora, la semi nel Mille di Indian Well, i quarti al Roland Garros, la semifinale Slam a New York. Qualcuno storse il naso, a quel suo traguardo, ricordando il tabellone agevole, con quattro qualificati uno in fila all'altro, e ok, ci può stare che abbia avuto un po' di fortuna anche lì. Però non dimentichiamo che al Roland Garros non potè giocare il quarto perchè si procurò un infortunio che gli avrebbe compromesso tutta la stagione estiva. O forse fu solo un depistaggio, per confondere le acque e far credere che non è vero che porti sfortuna solo agli altri???
Chissà... In ogni caso, si può dire che le classifiche non mentano: sono fondate su numeri, su criteri oggettivi, e se sommiamo tutti quei buoni piazzamenti succitati, si può concludere che alla fin fine un po' abbia meritato di esserci anche lui. Un premio ad un'annata forse irripetibile ma... se ci ha preso gusto, non è detto che il suo giochino finisca qui. Componenti del girone, siete avvertiti: statev'accuorte! La patente funziona!