Dasha, o l'arte della sopravvivenza

23.02.2018

Daria Kasatkina è, come noto agli appassionati, una delle tenniste giovani più promettenti e più attese a grandi traguardi. Nonostante, a vederla, non paia proprio una superatleta, come sembra indispensabile essere oggi per ambire ai vertici dello sport moderno.

Nata venti anni fa a Togliatti, Dasha, com'è familiarmente chiamata, non incarna nemmeno da lontano lo stereotipo della walchiria russa che va per la maggiore sui campi da tennis (e non solo). Per dirla in due parole, è quasi agli antipodi della sua connazionale più celebre Maria Sharapova: non ne ha le gambe kilometriche, nè le spalle quadre; e non è nemmeno bionda!

Ne consegue un modo di stare in campo altrettanto agli antipodi: lontanissima dal power tennis, daile botte piatte di dritto e di rovescio, con un servizio alle volte un po' incerto e decisamente attaccabile, quanto meno sulla seconda palla, Dasha fa della stategia, delle variazioni, nonchè della difesa le sue armi migliori.

E la difesa  si regge tanto sulla corsa quanto sulla tigna.

Strumento fondamentale del suo stare in campo sono appunto le gambe: povere forse di centimetri, assai pienotte, apparentemente non troppo muscolose, ultimamente appaiono anche meno slanciate di quanto forse non siano, per via dell'orrendo outfit rosa pallido che la Nike ha cucito addosso alle sue alfiere in questa prima parte di 2018. Lo short color confetto, infatti, non valorizza propriamente nessun fisico: ma a lei sta particolarmente male. Sembra persino le faccia uscire un abbozzo di pancetta, o almeno così pareva un paio di settimane fa a San Pietroburgo, dove forse l'abitudine di infilarsi la maglietta nei calzoncini aveva accentuato l'effetto "vita alta" di fantozziana memoria.

Adesso che gioca a Dubai, Dasha ha almento tirato fuori la maglietta: non che questo la slanci, ma almeno non l'ammazza definitivamente. E comunque la gambotta resta quella che è.

Ma meno male per lei! Quelle gambe girano che è un piacere. In questa settimana, Dasha sta percorrendo un paio di maratone: metri su metri su metri, ad inseguire palle ad ogni angolo del campo: non ne molla una, non si arrende mai. E le sue avversarie, a poco a poco, ne stanno facendo le spese.

Perchè Daria Kasatkina ha appena raggiunto la finale in quel di Dubai. E l'ha raggiunta stroncando le velleità di una Garbine Muguruza che, a furia di picchiare e picchiare, e vedersi ritornare indietro ogni palla, alla fine ha ceduto, e di schianto.

é stata per Dasha, questa semifinale dell'Emirato, quasi una replica dell'ottavo giocato due giorni prima contro Johanna Konta: un primo set così così, con un'avversaria più potente e più aggressiva apparentemente dominante e un secondo set di resistenza, di rincorse, di difese sempre più accanite, culminato in un rocambolesco tiebreak, in cui è stata sotto, avanti, poi di nuovo sotto, fino a dover fronteggiare match-point. Due ne ha annullati a Konta, tre oggi a Muguruza. E la partita è girata, sia l'una sia l'altra: l'avversaria si è sciolta, vittima della frustrazione e della stanchezza di dover tirare tre, quattro, cinque vincenti per punto e magari nemmeno riuscire a portralo a casa. Perchè se sei abituata al gioco bum-bum e trovi una che te la ributta sempre di là, e spesso in maniera infida, sulla riga, nell'angolino, appena al di là della rete, prima o poi sbrocchi.

è così che Dasha sta cominciando a diventare uno spauracchio per le tenniste di vertice: ancora non ha conquistato grandi traguardi (ha un titolo WTA, seppur di un certo peso: Charleston 2017 sull'altra rgazzina terribile Ostapenko), ma quando qualcuna se la trova in tabellone, spesso qualche paturnia se la fa venire. Perchè con lei tutto è possibile, se è in vena: sei convinta di aver chiuso il punto, e ti ritrovi in un amen a dover ricominciare tutto daccapo. E la partite diventano maratone, a cui non tutte sono disposte a sottomettersi.

Certo, ora in finale a Dubai si scontrerà con una tra Svitolina e Kerber: parliamo di due ragazze che quanto a correre e difendersi non devono imparare nulla da nessuno. Sarà un confronto molto diverso rispetto da quelli che hanno visto sopravvivere Daria questa settimana e magari la sua strategia andrà a farsi benedire proprio perchè ne troverà una ancora più tignosa e "corridrice" di lei. Ma, se non sarà stremata, probabilmente darà filo da torcere all'avversaria, quale che sia. Perchè Dasha è una survivor: lo ha dimostrato. E non ha di certo finito qui.

Crea il tuo sito web gratis! Questo sito è stato creato con Webnode. Crea il tuo sito gratuito oggi stesso! Inizia