Dalla Bielorussia con...furore!


Parlare di record "storici" per un Paese come la Bielorussia, che ha una storia di neanche trent'anni come nazione indipendente, essendo sorta dalle ceneri dell'Unione Sovietica, é certamente qualcosa di un po' enfatico, eccessivo, a maggior ragione se consideriamo che qui di storia sportiva si tratta e non certo di geopolitica. Né sinceramente sono in grado di quantificare quale risonanza abbia avuto in quel paese l'evento di cui mi accingo a narrare. Tuttavia, se si guardano le nazionalità delle tenniste ancora in gara in questo ultimo Slam stagionale, non si può fare a meno di notare che, su 32, ben 3 sono bielorusse. E non era mai accaduto.
Il fatto che si tratti di una prima assoluta non stupisce, se se considera appunto che la Bielorussia è un paese giovane, relativamente piccolo (10 milioni di abitanti) e nemmeno dotato di una solida tradizione tennistica come possono vantare altre realtà ancor più piccole ma assai radicate nello sport dei gesti bianchi. Quel che può meravigliare, nonché suscitare una certa invidia in nazioni che dovrebbero vantare un bacino di giocatori molto più ampio, é proprio questo risultato in sé. Non ho controllato le statistiche, ma così a pelle mi pare di poter dire che possano vantare più rappresentanti nei sedicesimi solo gli USA, padroni di casa, e la Repubblica Ceca, con la sua solita pletora di campionesse e campioncine vecchie e nuove (mi riferisco al femminile; le gerarchie maschili sono diverse).
Definire chi sono le protagoniste di questa sorta di Rinascimento bielorusso é piuttosto agevole e lo faremo tra un attimo; meno individuarne le cause, anche perché qui si tratta di ragazze bielorusse doc, non - per dire - di russe "travestite" emigrate verso altri lidi (Kazakistan, Uzbekistan...) per non aver trovato spazio in casa.
Certamente un ruolo importante va riconosciuto a colei che è stata la capofila di questo movimento e tuttora ne fa parte, ossia Viktoria Azarenka. Vika, che pure da anni non risiede più nella madrepatria, è la sportiva più popolare del paese, insieme alla formidabile biathleta Domracheva, ed i suoi successi hanno generato entusiasmo ed interesse intorno ad uno sport fino a poco tempo fa piuttosto avaro di soddisfazioni. Le sue complesse vicende familiari, oltre che una serie di infortuni, l'hanno allontanta negli ultimi anni dai vertici assoluti, al punto che classifiche alla mano é ora addirittura la numero tre del suo paese. L'auspicio di rivederla al più presto al livello che le compete é sempre vivo, ma non si può ignorare quanto lunga e difficile si prospetti la strada.
Forse in Bielorussia pensano già a chi verrà dopo di lei: la più titolata a raccoglierne l'eredità sembra al momento quella Aryna Sabalenka di cui tanto si è parlato nelle scorse settimane, per la sua estate da protagonista nelle UsOpen series, culminata nel titolo a New Haven, e la sua prepotente ascesa in classifica, che l'ha portata a scalare circa 150 posizioni in neanche un anno. Sicuramente uno dei nomi più caldi del momento, indicata da molti come possibile outsider dello Slam in corso.
Meno appariscente ma in netta ascesa é infine Aliaksandra Sasnovich, 24 anni ed una carriera finora priva di acuti, ma che si sta ritagliando un ruolo da ammazzagrandi negli Slam e che ogni tanto indovina settimane di tennis ad altissimo livello. Giustiziera di Petra Kvitova nel primo turno dell'ultimo Wimbledon, quando rifilò anche un 6-0 a colei che secondo i bookmakers era la favorita numero 1 al titolo, nonché di altre teste coronate qua e là per i vari Slam, qui si è conquistata l'accesso al terzo turno sorprendendo Daria Kasatkina, in un match, per certi versi, d'altri tempi, in cui la violenza pura ha avuto assai scarso peso ed hanno contato piuttosto le geometrie, le variazioni e i tagli, in cui la giovane russa é maestra, ma anche Aliaksandra ha dimostrato di saperci fare, e non certo solo ieri. La buona notizia, per le avversarie, é che adesso la sua classifica si approssima alle posizioni che consentono l'ingresso tra le Teste di Serie Slam: il che vorrà dire, per le più forti, potersela evitare almeno nelle primissime giornate.
Come gioco, si diceva, la Sasnovich poco ha a che fare con le sue connazionali sopraccitate, che sono invece formidabili colpitrici, sicché non si può nemmeno parlare di una scuola o di uno stile bielorusso. Quel che hanno in comune le tre è forse piuttosto l'uso non proprio elgante di accompagnare i colpi con gemiti non esattamente sommessi, ma va detto che sono in nutrita compagnia. E sono dei bei caratterini, tutti e tre, gente che in campo ci tiene a farsi rispettare e tendenzialmente non le manda a dire.
Sarà solo un caso? Un fuoco di paglia? La sensazione che questo risultato Slam non sia un mero e fortunoso exploit per la Bielorussia, lo fa supporre un indizio: la nazione ex sovietica, pur senza la sua "capitana" Azarenka, l'anno scorso andò vicina a vincere la Fed Cup, battuta solo dagli USA all'atto finale. È pur vero che i risultati di queste manifestazioni a squadre sono un po' da prendere con le pinze, ma arrivare in finale significa comunque che un movimento c'è e gode di una certa salute. Anche perché c'è già un'altra giovane all'orizzonte: Vera Lapko, 19 anni, ha rischiato di essere la bielorussa numero 4 al terzo turno dello UsOpen 2018. Ma forse é solo questione di tempo. Queste ragazze dell'est sono forti, ambiziose, affamate. Si faranno strada. Anzi, la stanno già facendo.