"Com'era verde la mia Australia!"

Gli statistici - precisamente nella persona di Luca Brancher - ci informano che dal gennaio 1999 non capitava di trovare tre australiani tre in semifinale nel circuito ATP. Spulciando il sito del Tour, si viene poi a scoprire che la fortunata (per loro) combinazione si era verificata in un torneo casalingo, per la precisione ad Adelaide, durante la prima settimana dell'annata 1999. Protagonisti, allora, Hewitt, Draper e Stoltenberg - anche se poi va ammesso che il torneo se lo aggiudicò uno svedese, Thomas Enqvist, e i padroni di casa rimasero a bocca asciutta.
La combinazione di tre australiani in semifinale si ripete ora a quasi vent'anni di distanza. Si tratta di Matthew Ebden, Bernard Tomic e Nick Kyrgios, rispettivamente impegnati i primi due a 's Hertogenbosch, nei Paesi Bassi, e l'ultimo a Stoccarda, in Germania. Rispetto all'"evento" di 19 anni fa, ci sono però un po' di differenze. Due, al volo.
1. Questa settimana c'è anche una fanciulla australiana all'atto quasi finale: trattasi di Ashleigh Barty, e il torneo è quello di Nottingham.
2. Tutti questi traguardi sono stati raggiunti sull'erba.
E forse non è un caso: perchè l'erba è la superficie su cui si gioca di meno. ma è anche quella nella quale gli Aussie vantano una tradizione antica quanto consolidata. E, nella maggior parte dei casi, ci si trovano benissimo.
Lasciando stare adesso per un attimo Barty, giocatrice così eclettica che ancora non si capisce bene quale sia davvero il suo habitat naturale, prendiamo in esame i tre maschietti.
Ebden è sicuramente il meno noto, per quanto sia il più "anziano" del terzetto. 30 anni, un'onestissima carriera un po' da doppista, specialità in cui ha conquistato peraltro 4 titoli del circuito maggiore, e un po' da singolarista prevalentemente di Challenger, issatosi comunque fino ad un Best Ranking intorno al numero 60: ma era il lontano 2012 e il buon Matthew non aveva allora all'attivo nessuna finale ATP. Ha dovuto attendere lo scorso anno per arrivarci: ed è stato, guarda caso, a Newport. Ossia l'unico torneo su erba che si gioca dopo Wimbledon. In cui spesso confluiscono gli amanti dei prati usciti anzitempo dai Championships, desiderosi di gustarsi ancora una settimana sulla loro superficie prediletta. Ora, forte della semifinale raggiunta una settimana fa ancora nel Challenger di Surbiton - erba, guarda un po'! - e sconfitto da De Minaur... che da quale paese proviene se non dall'Australia? - dicevamo, Ebden ci riprova, a conquistare un trofeo di un certo rilievo. Sulla sua strada, il francese Jeremy Chardy, che da Surbiton appunto è arrivato con il titolo in saccoccia.
Sull'asse Francia-Australia oggi si gioca sui prati olandesi anche la seconda sfida di semifinale. Protagonisti, Richard Gasquet e Bernard Tomic. Speranza, quest'ultimo, del tennis Down-under fino ad un paio di anni fa, precipitato ultimamente nei bassifondi della classifica dopo una serie infinita di eliminazioni precoci e stupidaggini assortite. Sinceramente, non pensavo avrei mai dedicato tre righe al cosiddetto A-Tomic, perché è personaggio lontano anni luce dalla professionalità e dall'etica del lavoro che ritengo essenziali in tutte le attività umane, comprese quelle sportive. E in effetti è solo la combinazione di fattori che l'ha portato alla ribalta questa settimana che mi porta a dedicargli qualche considerazione. Perché la sua vicenda si inscrive direi perfettamente nella riflessioni che sto sviluppando e che si possono riassumere così: agli Australiani l'erba piace, e pure parecchio.
Tomic, come si sa, ha passato gli ultimi due anni a fare il pirla tra campi da tennis (poco) e altri variegati ambienti, compreso un reality show in mezzo alla jungla, vantandosi del proprio conto in banca che gli permetteva simili sollazzi. Ora che si maligna gli abbiano sospeso la carta di credito, pare abbia deciso di impegnarsi di nuovo per raggranellare qualche dollaruzzo, in modo da riprendere la sua vita "esagerata". Qualche sprazzo in tal senso l'aveva già dato a Parigi: iscritto alle qualificazioni del Roland Garros, non era venuto a Parigi solo in gita di piacere, ma aveva addirittura giocato e vinto i tre turni di quali, approdando al tabellone principale del secondo Slam dell'anno. A chi pensava che questo risultato potesse significare una svolta, un atteggiamento più serio e maturo, Bernie aveva fatto peraltro intendere abbastanza presto che non era il caso di illudersi eccessivamente, se è vero, com'è vero, che la fortuna gli aveva dato una bella mano proponendogli come avversario di primo turno Marco Trungelliti, l'ormai famoso lucky loser ripescato all'ultimo e arrivato in auto da Barcellona giusto poche ore prima della partita: un giocatore che mai avrebbe pensato di trovarsi lì e che sicuramente doveva essere un po' sfasato da tutte le più recenti vicende occorsegli... dal quale però Tomic è riuscito a farsi battere, senza nemmeno far finta di impegnarsi davvero.
Invece, ora che ha rimesso i piedi sull'erba, Bernie non solo è emerso dalle qualificazioni pure qui, ma ha continuato a vincere per tutta la settimana, superando anche avversari tutt'altro che banali. Ultimo, Fernando Verdasco nei quarti, ieri. Per ritornare in una semi ATP dopo due anni. E in qualche modo provare a riallacciare quel discorso che nel luglio del 2011 l'aveva visto sugli scudi giovanissimo, capace di conquistare 18enne i suoi primi quarti Slam. E dove, se non sui sacri prati di Church Road?
E sempre Wimbledon è stata la vetrina che ha permesso a Nick Kyrgios di mettersi in luce. In particolare, resta nella memoria degli appassionati quel quarto turno 2014 in cui l'allora numero 144 del mondo realizzò un clamoroso upset, sorprendendo niente meno che Rafa Nadal. Vero è che, a parte Wimbledon, gli altri tornei su erba non hanno mai visto Nick come protagonista, ma non c'è dubbio che tale superficie esalti le sue caratteristiche di grande battitore e amante degli scambi veloci, se non velocissimi.
E quindi, è perfettamente logico che anche lui si riaffacci con l'erba al tennis che conta, dopo qualche mese di oblio, generato da un infortunio al gomito (che sembra peraltro pericolosamente cronicizzarsi), combinato con una scarsissima voglia di cimentarsi con l'odiato mattone tritato, sfiorato quest'anno solamente in doppio, perché evidentemente questa specialità gli permette di divertirsi a sufficienza, specie se in coppia con l'amico Jack Sock.
Forse ora che Nick vede verde sotto le sue scarpe, anche il suo malconcio gomito starà più sereno e rilassato e gli permetterà di godersi la stagione che l'aspetta: senza dubbio, la sua preferita. Ma direi proprio la preferita dagli Australiani. Per quanto il loro paese, di erba ne abbia ormai sempre meno. Anche sui campi da tennis.