600 di questi giorni!

18.06.2023
Richard Gasquet ha appena compiuto trentasettenne anni, essendo nato a Béziers il 18 giugno 1996, e li ha festeggiati con un paio di giorni di anticipo, regalandosi la 600 vittoria in carriera nel torneo di Stoccarda. Vittoria peraltro tutt'altro che scontata, visto che l'ha ottenuta contro Stefanos Tsitsipas, che sarà sì un po' svagato in questo periodo, ma pur sempre top5 rimane.

Il traguardo delle 600 affermazioni ATP è particolarmente importante, se si considera che, tra i giocatori in attività, ad averlo tagliato prima di lui sono solo in tre: Nadal, Djokovic, Murray. E se aggiungessimo i nomi di chi lo ha conseguito in passato, la compagnia sarebbe ancora più illustre, ma comunque sempre ristretta. Il che certifica che "Richie" fa parte di una élite di assoluto prestigio.

Anche se confrontando i rispettivi palmarès, non si direbbe. O forse sì? Molto dipende da come si affronta la questione. Talvolta si sente dire, infatti, di un giocatore promettente "al massimo farà una carriera alla Gasquet", come se questa non fosse qualcosa cui aspirare. Ma siamo proprio sicuri?
Intanto, vediamo i numeri: sedici titoli ATP, tre semifinali e un quarto di finale Slam, una Coppa Davis, un Roland Garros vinto in doppio misto, una medaglia di bronzo olimpica in doppio, due Slam da junior, costituiscono il patrimonio che il Francese ha raccolto finora e non è detto che sia finito, anche se realisticamente non ci si può attendere d'ora in avanti una messe di titoli e allori ancora più luccicanti. È stato numero 7 al mondo ed è rimasto in Top10 per oltre 130 settimane, spalmate in due periodi tra il 2007-2008 e il 2013-2015 (nel mezzo, la famosa vicenda del "bacio alla cocaina" che non è il caso di rivangare).

Una carriera, direi, rispettabilissima, anzi eccellente. Eppure pesa spesso su di essa un giudizio svalutativo. Perché? Ebbene, incidono due fattori; il primo l'abbiamo appena enunciato ed è il confronto con i suoi più o meno coetanei più vincenti - fermandoci anche al solo Murray, se parliamo di freddi numeri e di qualità dei titoli non c'è paragone; il secondo è la montagna di aspettative che sul giovanissimo Richard si riversarono fin dalla più tenera infanzia. Tutti ricordiamo quella ferale copertina dedicata al piccolo Richard G., 9 ans, "il campione che la Francia attende?" (e per fortuna che almeno c'era il punto interrogativo…).
Ammaliati dal suo poetico rovescio e dall'indubbio talento, esperti e addetti ai lavori videro in quel ragazzino colui che avrebbe rinverdito per la Francia i successi di Noah e avrebbe stupito le platee mondiali. Non videro allora o forse sottovalutarono invece le fragilità, numerose, di ordine tecnico, fisico e psicologico, che sarebbero state di impedimento ai traguardi più alti e che si sono rivelate decisive. Servizio e dritto carenti hanno sempre costretto Richard a stare in campo sulla difensiva, con un gioco di sacrificio che il suo fisico non era adatto a sostenere e non gli permetteva di far brillare le doti di volo che pure ha sempre avuto. C'è stata anche la solita buona dose di sfortuna, quella di tutti i ragazzi della sua generazione, che hanno dovuto confrontarsi con una serie di mostri, con cui Richard si è scontrato senza quasi mai poterli impensierire. Il celebre 0 a 17 negli head to head contro Nadal è solo l'esempio più eclatante di una sostanziale impotenza.

Ma se prescindiamo da quelle lontane e forse fuorvianti aspettative, una "carriera alla Gasquet" sarebbe un sogno da coltivare, altroché. Richie ha vinto solo pochi mesi fa il suo ultimo titolo ATP, in gennaio ad Auckland, a diciotto anni dal primo (e già questa longevità è prodigiosa); è significativo però quel che lui ha commentato all'epoca, ossia che era felicissimo perchè non si aspettava ormai di poter vincere ancora un torneo: una dichiarazione che ben sintetizza la personalità di un tennista che in sé forse non ha mai creduto abbastanza.

Ma che, giunto ormai molto vicino alla fine della sua parabola sportiva, ha imparato a giocare più sereno, senza guardare troppo né al passato né al futuro e a godersi quello che ogni giornata gli passa, come oggi è stato questo traguardo dei seicento match vinti. 

E allora tanti complimenti, Richard, e che dire… altri 600 giorni almeno sul Tour, se non sempre di vittorie, almeno di divertimento e di soddisfazioni

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